Aggiungi un posto a tavola, un musical senza tempo e un patrimonio intramontabile del teatro italiano, è andato in scena al Politeama Genovese dal 20 al 23 dicembre. Ecco per voi la recensione.
Una commedia musicale divenuta patrimonio del nostro Paese
Se vi dicessi… “Aggiungi un posto a tavola!”? Mi rispondereste senza dubbio: “Che c’è un amico in più!”, magari accennando qualche nota della celeberrima canzone. Sì, perché Aggiungi un posto a tavola non è solo una famosissima commedia musicale di enorme successo, ma è diventata da tempo immemorabile un patrimonio del nostro Paese. La sua colonna sonora capitanata dal conosciutissimo brano che dà il titolo allo spettacolo ha attraversato intere generazioni e notissimi a tutti sono i protagonisti di questa storia, in primis il parroco di campagna Don Silvestro e la giovane Clementina, innamorata del sacerdote.
E se i classici attraversano le generazioni, hanno anche il potere di non tramontare mai, conservando intatto il proprio fascino. E’ per questo motivo che si è dimostrata assolutamente vincente l’idea del produttore Alessandro Longobardi di festeggiare nel 2017 gli 80 anni del Teatro Brancaccio di Roma (di cui è direttore artistico) riprendendo questa favola che così straordinario successo ha avuto nel mondo dal giorno del suo debutto 43 anni or sono (8 dicembre 1974 al Teatro Sistina) e mettendone in scena la sua settima edizione. Dopo due mesi di repliche a Roma, Aggiungi un posto a tavola ha così cominciato a fine novembre una lunga e fortunata tournée che lo ha portato al Politeama Genovese dal 20 al 23 dicembre, contribuendo senz’altro ad arricchire la speciale magia dell’atmosfera natalizia.
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In platea gli occhi lucidi di adulti e giovanissimi
Il pubblico genovese ha risposto con grande affetto. I biglietti disponibili sono andati a ruba e la partecipazione divertita degli spettatori non è mancata, sottolineando l’eterno richiamo di uno spettacolo che non stanca, nonostante la trama sia ormai nota. E come potrebbe stancare uno show che ad ogni nuovo allestimento non smette di regalare emozioni? A stupire, infatti, non sono gli applausi o le risate, ma gli occhi lucidi di chi era presente in platea. All’inizio e, ancor più, al termine.
Si apre il sipario e parte (come accennato nelle prime righe) la conosciutissima canzone Aggiungi un posto a tavola eseguita da tutto l’ensemble del corpo di ballo. Minuti di commozione, perché adulti e giovanissimi hanno tutti ricordi indelebili legati a questo brano. Successivamente, dopo tre ore, la commedia si conclude ed è il momento dei saluti finali da parte del cast. Niente di strano, certo, se non fosse che tutti sul palco puntano il dito in alto a sinistra. E il proiettore che fa? Illumina il grandissimo Enzo Garinei, interprete in diretta ogni sera della “Voce di Lassù!”. Ecco davvero il momento più toccante di tutta la serata. “Gli stringerei la mano volentieri!” dichiarano alcuni spettatori, “Garinei è un pezzo di storia del teatro italiano!” fanno loro eco altri.
Una nuova edizione strettamente fedele all’originale
Ma veniamo allo spettacolo. Un progetto teatrale grandioso il cui curriculum vanta teniture di molti mesi fatte di centinaia di repliche in Italia come a Città del Messico, in Spagna come in Cile e Perù, a Lubecca come a Londra merita, prima di tutto, rispetto. Nonostante il passare del tempo, la commedia musicale che segnò il trentennio della coppia Garinei & Giovannini non poteva essere rinnovata. Ne sarebbe uscita probabilmente snaturata. Ed è così che Aggiungi un posto a tavola si mantiene strettamente fedele all’originale in tutto. A cominciare proprio dalla regia di Garinei e Giovannini, ai quali fu Jaja Fiastri, loro preziosa collaboratrice, a rivolgersi per proporre di allestire uno spettacolo ispirato al romanzo After me the Deluge (Dopo di me il diluvio) di David Forrest che tanto l’aveva colpita tra le bancarelle della Stazione Termini.
Ai grandissimi nomi di sempre si affiancano allora professionisti di spessore che costituiscono ormai una garanzia per i musical della Viola Produzioni. Se le musiche sono quelle del grande maestro Armando Trovajoli, la direzione musicale è affidata a Maurizio Abeni, le coreografie sono quelle originali di Gino Landi assistito dall’inseparabile Cristina Arrò, Gabriele Moreschi ricrea le scene di Giulio Coltellacci, i costumi acquistano nuova freschezza grazie alle capaci mani di Francesca Grossi, mentre a Umile Vainieri e Emanuele Carlucci è assegnato il compito di disegnare, rispettivamente, luci e suono. E sul palco? Per omaggiare Aggiungi un posto a tavola Longobardi non poteva che chiedere a Gianluca Guidi di interpretare Don Silvestro. Suo padre Johnny Dorelli, infatti, vestì proprio quell’8 dicembre 1974 i panni del sacerdote di campagna cui Dio annuncia al telefono l’imminente sopraggiungere del secondo diluvio universale. Ma non solo. Dorelli ne fu il protagonista ancora nel 1977 e poi a Londra nel 1978 e nuovamente nel 1990. La famiglia Guidi è legata a filo doppio a questa storica commedia musicale, tanto che lo stesso Gianluca firma quest’anno la ripresa teatrale e che suo padre Johnny collaborò come consulente all’allestimento del 2009 che già vide protagonista proprio il figlio.
“Buon sangue non mente” e così Guidi riceve meritati consensi ringraziando a sua volta gli spettatori della città da lui stesso definita “la più teatrale d’Italia” insieme a Trieste. Accanto a lui, nei panni dell’innamorata Clementina, la ventiduenne Beatrice Arnera (“Karol Wojtyla – la vera storia”, “Tutti insieme appassionatamente”) e poi Toto (Piero Di Blasio), Ortensia (Francesca Nunzi), il Sindaco Crispino (Marco Simeoli) e Consolazione, cui va una menzione speciale. Non solo al suo personaggio che al proprio arrivo “ravviva” a suo modo la vita di campagna, ma alla sua interprete Emy Bergamo, vincitrice del Premio Persefone 2017 come Migliore Attrice Protagonista di Musical.
Recensione a cura di Giulia Grondona
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Tag: commedia musicale, Recensioni, spettacoli teatrali Filled Under: Musical Posted on: 30 December 2017