Per l’appuntamento dedicato al “Dietro le Quinte” del nostro blog di teatro, oggi intervistiamo Carmen Giardina: attrice, autrice e regista. Da poco andata in scena al Teatro Due di Roma con lo spettacolo teatrale Una Voce (in) umana di Marco Carniti, da Jean Cocteau. Carmen Giardina volto noto anche del cinema e della TV, ci parlerà del suo rapporto col teatro e non solo…
E’ sempre interessante “sbirciare” dietro le quinte di uno spettacolo, vero? Stavolta lo è stato ancor di più, perché a farci entrare nei backstage del palcoscenico, è una professionista dello spettacolo: Carmen Giardina.
L’attrice ci racconta un po’ di lei, del suo ultimo film e del suo ultimo spettacolo in teatro a Roma. Ma non solo, le abbiamo chiesto di parlare dell’opera teatrale God Save The Punk! Il Teatro racconta il Punk, di cui è autrice. Uno spettacolo a noi molto caro, God Save The Punk! è infatti una delle prime opere teatrali in video caricate sulla piattaforma WelcomeTheatre, e anche una delle più viste e apprezzate!
Da questa bella intervista vengono fuori anche aneddoti simpatici ed opinioni interessanti sul rapporto tra Social media, teatro e marketing dello spettacolo. Iniziamo…
Chi è Carmen Giardina?

Ho frequentato la Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova, una delle migliori in Italia, ma Roma era il mio sogno, e ormai mi sento romana. Qui ho iniziato a lavorare anche nel cinema, con Cristina Comencini, poi Marco Risi, Peter Greenaway, i Manetti Bros e tanti altri.
Descriviti con tre aggettivi
Direi: timida, tenace, fantasiosa!
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Ora sei impegnata nello spettacolo “Una Voce (in)umana” da Jean Cocteau al Teatro Due di Roma, ti va di parlarne?
E’ una versione molto particolare, ideata da Marco Carniti per me. Voleva lavorare su uno dei testi più drammatici del ‘900 con un’attrice a suo agio con l’ironia.
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Ha trasformato l’amante dolorosa di Jean Cocteau in una donna del 2017, una “donna sull’orlo di una crisi di nervi”. Sapevate che Almodovar ha scritto “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” ispirandosi proprio alla La Voce Umana? E’ il ruolo più difficile che abbia mai affrontato.
E’ la prima volta che mi trovo in scena con un cane, nel senso di un “vero” cane!
La protagonista è stata abbandonata dal suo uomo, che le ha anche lasciato da accudire il suo cane. L’idea del regista, Marco Carniti, era di tentare questo esperimento con il suo Flok, un meraviglioso pastore maremmano, molto tranquillo. Prima lo abbiamo fatto venire alle prove con noi, poi gli abbiamo messo la ciotola di cibo sul palco, e lui ha iniziato a mangiare e a sentirsi a proprio agio.
Io gli davo da mangiare e da bere mentre recitavo, e lui mi ascoltava o gironzolava per il palco. Insomma, ormai recita insieme a me! Una sera ha addirittura preso una risata a scena aperta facendomi uno sbadiglio in faccia mentre io lo sgridavo!
Quali sono le 3 caratteristiche che non devono mancare ad un attore/attrice?
Gli attori che piacciono a me sono quelli che rifuggono dagli stereotipi e le convenzioni, hanno una luce speciale negli occhi e amano il proprio lavoro.
3 consigli utili per chi vuole fare l’attore/attrice
Gli stessi che ho già detto, e in più studiare, leggere buoni libri, vedere bei film. Ma anche osservare come si comportano le persone reali, e non solo gli attori. Mantenere il proprio corpo in forma ed agile, perché si recita anche col corpo non solo con il viso.
Qual è il tuo spettacolo teatrale o musical preferito?
Tanti, ma se parliamo di musical mi vengono in mente due cose: Chicago, che ho visto a Broadway e mi ha colpito per la geniale semplicità dell’impianto scenografico e la bravura assoluta del cast, e in Italia quel capolavoro de La Gatta di Cenerentola di De Simone, la so quasi a memoria!
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Qual è il tuo rapporto con il teatro?
E’ un posto in cui mi sento a casa e dove, in teoria, si può fare e raccontare qualsiasi cosa senza limiti. Al cinema devi sempre pensare prima ai costi, a teatro puoi far vivere qualsiasi cosa, bastano idee e fantasia. E poi è una grandiosa auto-terapia.
A scuola si dovrebbe insegnare teatro, facendolo praticare in prima persona ai ragazzi.
Romeo e Giulietta affascinerebbe qualsiasi studente, e non è certo meno importante de I Promessi Sposi.
Oggi che importanza ha la comunicazione online per il teatro?
Moltissima. In pratica ha sostituito i giornali, che ormai dedicano svogliatamente uno spazio irrilevante al teatro. Stiamo tutti diventando dei bravissimi promoter del nostro lavoro! E poi ci sono giovani critici bravissimi, che scrivono su blog o siti dedicati al teatro con grande passione e competenza.
Cosa ne pensi del teatro in video?
Penso che valga lo stesso discorso del cinema: chi va a cercare film in rete a volte è una persona che va anche nelle sale, o addirittura può essere indotto a andarci proprio da ciò che vede in rete. Niente può restituire l’immediatezza del rapporto tra pubblico e attore sul palcoscenico, il “qui e ora” siamo d’accordo.
Ma se voglio vedere un’opera teatrale che non ha raggiunto la mia città, o che non è più in scena, sono felice di poterlo vedere almeno in video. E’ un documento importante. Certo bisogna che siano ripresi e montati in maniera professionale.
“God Save The Punk! Una bomba di spettacolo” così è stato definito questo spettacolo di cui sei autrice. Tu come lo definiresti?
La definizione è di Rodolfo Di Gianmarco, di Repubblica, bontà sua! Ho sempre pensato che al di là delle apparenze fosse uno spettacolo molto “romantico” e sentimentale. Moltissimi tra il pubblico erano fortemente commossi, al finale, nonostante la musica dei Ramones pompasse forte… o forse proprio per quello.
Era fortissimo il contrasto della musica con la sfilata di foto di tutti i musicisti stroncati dall’eroina o da morti violente a poco più di vent’anni. Una fortissima esplosione di energia e di creatività, di ribellione alle regole, finita tragicamente. Ma che fa sentire la sua influenza musicale ancora oggi.
Raccontaci un aneddoto divertente accaduto dietro le quinte dello spettacolo “God Save The Punk”
A vedere God Save the Punk! sono venute persone che non erano mai state in un teatro. Una sera un gruppo di ragazze (punk e un po’ alticce) contestarono il fatto che nello spettacolo si citasse anche Lou Reed o Bowie, insomma delle integraliste del punk.
Ci presero a parolacce, ma le abbiamo invitate a bere una birra e parlando abbiamo fatto pace, e alla fine ci hanno detto che comunque lo spettacolo gli era piaciuto, e che eravamo bravissimi, e finì a baci e abbracci.
Mi ricordo anche un gruppetto di ragazzi giovanissimi che stazionavano davanti al teatro guardando il manifesto, e poi mi hanno chiesto, titubanti: “Ma si può venire?”, talmente era lontana da loro l’idea del teatro! Poi sono venuti sul serio. Erano contentissimi.
Se ancora non lo hai visto, ecco il video on demand di God Save The Punk! Il teatro racconta il punk
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Tag: attore, backstage, interviste, video on demand, WelcomeTheatre Filled Under: Dietro le quinte Posted on: 28 April 2017