Il mondo del Teatro e dello Spettacolo dal vivo già da un po’ di tempo è in agitazione, di fatto a causa del Decreto del Mibact (Pdf del DM_1 luglio 2014_FUS). I nuovi criteri per l’assegnazione dei finanziamenti ministeriali – Fondo Unico per lo Spettacolo FUS – hanno suscitato proteste e allarmi.
Gli addetti ai lavori criticano in buona sostanza e si stanno preoccupando di verificare se sono state realmente garantite l’imparzialità e la trasparenza evocate in questa riforma che penalizza e non tutela la figura dell’attore e dell’attrice e in generale gli operatori culturali di questo settore.
Da qui la nascita e il coinvolgimento del Comitato Difesa dello Spettacolo dal vivo impegnato nella difesa della sopravvivenza e dei diritti di chi lavora nello Spettacolo e in Teatro, l’ultima assemblea ad aprile al Teatro Quirino di Roma per discutere di questa Legge giunta ad un punto cruciale, questo comitato si pone come interlocutore attivo per il riordino della riforma.
Dall’assemblea tenutasi al Teatro Quirino, che ha visto l’intervento di attori e attrici del gruppo Facciamo la conta, sono venute fuori le questioni fondamentali di questa agitazione e preoccupazione riguardo il decreto del Mibact:
“Auspichiamo che si affronti una volta per tutte la questione delle tutele degli attori e delle attrici come lavoratori intermittenti, chiediamo il riconoscimento dello stato giuridico dell’attore, come norma che deve essere inserita in questo Decreto.”
In cosa viene penalizzata l’occupazione del personale di palcoscenico?
Sempre durante l’assemblea al Teatro Quirino si è discusso del problema occupazionale del personale di teatro, sembrerebbe che non si parli all’interno del Decreto ad esempio, delle giornate lavorative del personale artistico e le domande sollevate quindi, diventano dirette e allarmanti:
“Perché non esiste un obbligo di impiego di un numero di attori congruo al Fus ricevuto? Quanti dei soldi ricevuti dal Fus sono stanziati per occupare gli artisti?”
“C’è un problema di trasparenza. I Dati occupazionali veri e propri mancano. Tranne in rari casi, dai bilanci dei teatri pubblici pubblicati, non si riesce ad evincere quanti e quali investimenti siano fatti sugli attori. È essenziale che il Mibact attivi un meccanismo virtuoso che monitori in modo puntuale i numeri dichiarati da ciascun soggetto e il reale sviluppo dei progetti finanziati, nonché li renda noti e trasparenti e preveda anche la revoca del contributo nel caso non venga rispettato il CCNL e si prenda l’onere di tutelare e proteggere i pilastri del mondo del teatro: gli attori.”
Poi c’è la questione Under 35, il Decreto sembra agevolare i ruoli per attori giovani, penalizzando gli artisti over 35 quindi tutta una fascia molto folta che ha raggiunto la sua maturità artistica grazia ad anni di studio ed esperienza.
“Per questo siamo convinti che gli artisti debbano essere ascoltati e che per noi partecipare all’elaborazione e all’esecuzione delle politiche culturali nazionali sia un passaggio imprescindibile per garantire: una più alta offerta culturale, migliori condizioni di lavoro, un’evoluzione del settore nel suo complesso in grado di garantire lo sviluppo e la tutela del talento per l’intera vita dell’artista.” (Fonte: www.glistatigenerali.com)
Anche i sindacati del settore nello specifico il Sindacato Lavoratori Comunicazione, interviene con comunicati stampa e interventi a sostegno della categoria:
“Nel corso di quest’anno si dovrà discutere per la prima volta di una legge organica per lo spettacolo dal vivo, ma nel frattempo il tessuto che lo compone si sta sfilacciando, perché non solo le grandi strutture sono in difficoltà, ma anche quelle escluse dal Fondo Unico Spettacolo, in seguito al decreto del 2014, rischiano di morire. E con loro muoiono occasioni professionali e si determinerà la perdita irreversibile di preziose professionalità. Ed è desolante sentire che si parla tanto di cultura, del ruolo che questa ha per lo sviluppo del paese e vedere tanta indifferenza quando si spengono le luci su queste attività.”
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Tutti riuniti insomma per discutere pubblicamente sul Decreto di Riforma, molti i ricorsi al Tar circa 120 provenienti dalle categorie Prosa e Musical. In tutto questo annunciano la chiusura il Teatro La Comunità e il Teatro Due a Roma e i Teatri Stabili di Genova, Napoli e Catania sono in crisi.
Bloccare la riforma e ricominciare tutto daccapo, ascoltando e riformulando questa legge in base alle esigenze reali di chi lavora in teatro, si auspica e si lotta per questo, in attesa del decreto sul cinema che si sta per approvare dove probabilmente ci sarà un capitolo dedicato allo Spettacolo dal Vivo, al Teatro, alle Fondazioni Liriche e alla Musica.
Cambierà qualcosa? Ci terremo aggiornati sulla questione. Condividi e lascia un commento intanto per sostenere anche tu chi lavora con passione in teatro!
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Tag: FUS, mibact, spettacolo Filled Under: Colpi di scena Posted on: 28 April 2016