Abbiamo incontrato Danilo Staiti, dal 1994 direttore artistico del Politeama Genovese. Ci ha illustrato le caratteristiche della stagione 2018-2019 appena partita e suddivisa in quattro generi teatrali ben distinti: Commedia, Musical, Danza, Teatro Comico. Ma non potevamo cominciare la nostra intervista senza fare riferimento alla tragedia che ha colpito Genova il 14 agosto scorso con il crollo del Ponte Morandi che ha causato 43 vittime.
Danilo, dopo quanto è successo senti una responsabilità particolare nei confronti del pubblico rispetto al passato?
La responsabilità si sente. È inevitabile. Credo che la cosa più importante sia che ciascuno si impegni affinché i genovesi possano tornare ad apprezzare tutto ciò che esisteva nel loro quotidiano in precedenza. È fondamentale che Genova continui a vivere. Noi del Politeama faremo come sempre del nostro meglio per regalare ancora una volta al pubblico tante emozioni. E magari, chissà, in questa stagione 2018-19 riusciremo a strappare una risata in più.
Raccontaci qualche caratteristica del cartellone…
Da tempo ormai la nostra proposta si identifica con quattro generi teatrali ben distinti: Commedia, Musical, Danza, Teatro Comico. Generi che personalmente cerco di distribuire al meglio anche dal punto di vista della collocazione cronologica durante l’arco dell’anno. In modo da poterci rivolgere a un bacino di utenza molto ampio.
Come nasce l’idea di questi quattro generi tra loro così diversi?
L’identità della nostra offerta si è andata formando negli anni. Quando abbiamo cominciato, nel 1994, alcuni di questi generi non erano così radicati nelle stagioni né dentro la cultura teatrale italiana quanto oggi. Penso al Musical, ad esempio, che all’epoca in Italia era ancora un genere in via di sperimentazione, tutto sommato distante dai nostri palcoscenici e guardato con sospetto. Gli stessi titoli erano pochi e non riscuotevano il grande successo di oggi. Con il tempo, invece, la qualità delle produzioni è molto migliorata e i titoli sono aumentati. Oggi siamo in grado di proporre agli amanti del Musical un abbonamento “ad hoc” e di consentire anche importanti ritorni.
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Qualche esempio di Musical di successo?
Penso a Mamma Mia! che l’anno scorso è andato totalmente sold-out con un mese di anticipo. Ritorneranno Paolo Conticini, Luca Ward, Sergio Muniz. Ma anche Ted Neeley con Jesus Christ Superstar, in occasione delle feste natalizie.
I criteri di scelta sono cambiati con il tempo?
Sì, molto. Quando ripenso alle vecchie stagioni andando indietro di 15-20 anni, noto che da allora le cose sono veramente cambiate. All’epoca i titoli erano meno della metà rispetto ad oggi e la loro permanenza era molto più lunga. C’era un approccio diverso. In passato lavoravamo affinché tutti gli spettacoli risultassero interessanti per il maggior numero possibile di spettatori. Oggi, invece, la nostra prerogativa, e insieme l’esigenza principale, è la diversificazione massima dell’offerta. Puntiamo a portare in scena moltissimi titoli, in alcuni casi addirittura tre nella stessa settimana, per attrarre spettatori dai gusti diversi e, perché no, opposti.
L’amante del balletto come gli appassionati della commedia brillante…
Esatto. Ai primi di dicembre ospiteremo il Balletto di Milano con Lo Schiaccianoci. Mentre tra le commedie cito Otto donne e un mistero con Anna Galiena, Debora Caprioglio, Caterina Murino e la partecipazione di Paola Gassman. La regia è di Guglielmo Ferro.
Qualche dettaglio in più sul pubblico del Politeama?
Sono il direttore artistico del Politeama Genovese dal 1994. E sono orgoglioso di come in questi 25 anni l’età media degli spettatori si sia abbassata tantissimo. Credo che in questo senso un grande merito vada riconosciuto proprio al nostro lavoro. Abbiamo aumentato e diversificato gli spettacoli e con il tempo il nostro sforzo ha permesso di allargare la platea teatrale di questa città. Abbiamo reso il teatro una forma di spettacolo più popolare.
Un lavoro più che soddisfacente…
Sì. Perché l’abbassamento dell’età media è andato di pari passo con l’aumento degli spettatori. Ma soprattutto abbiamo condotto il pubblico verso un approccio più semplice e immediato nei confronti del teatro riuscendo a mantenere sempre alta la qualità di ciò che portavamo in scena.
Un pubblico fatto anche di giovani?
Sì. I giovani si indirizzano principalmente verso le proposte del Teatro Comico. Un genere che, come il Musical, venticinque anni fa non esisteva. All’epoca si poteva assistere agli spettacoli di Cabaret nei club e l’approccio con lo spettatore era molto più intimo. Il nostro Teatro Comico nasce da trasmissioni televisive che hanno fatto emergere artisti di enorme capacità e di altissimo livello. Va da sé che nomi come Alessandro Bergonzoni e Angelo Pintus attirino i giovani, ma anche persone che un tempo nutrivano diffidenza verso il teatro.
A proposito di giovani. Cosa ne pensi della piattaforma online di teatro on demand proposta da WelcomeTheatre?
E’ un progetto che mi trova d’accordo. Credo che possa avvicinare ancora di più i giovani al teatro. Certo, assistere a uno spettacolo teatrale mediante un computer o uno smarphone è un’esperienza non paragonabile alle emozioni che solo lo stare seduti in platea può regalare. Ma sono convinto che lo schermo non faccia venir meno la percezione della fisicità di ciò che si sta guardando. Del fatto, cioè, che quel qualcosa cui si assiste è unico, perché solo in quel momento lo si può rappresentare in quel modo. E naturalmente ben venga la rete per far respirare la magia del teatro anche a chi per tanti motivi non può recarsi in sala.
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Cosa rispondi a chi tende a snobbare l’offerta teatrale più popolare e commerciale considerando cultura solo la prosa classica?
È un discorso che per certi versi posso comprendere. Ma credo che bisognerebbe fare una distinzione tra spettacoli di qualità e spettacoli non di qualità, più che giudicare i diversi tipi di offerta. Certo, c’è differenza tra un grande spettacolo di prosa e uno di intrattenimento puro. Ma è sempre più difficile fissare il confine di questa diversità. A mio modo di vedere lo stesso Alessandro Bergonzoni a livello culturale vale moltissimo. E non sono così sicuro che tutti gli spettacoli di prosa che circuitano il teatro tradizionale valgano altrettanto dal punto di vista culturale. Il fatto poi che Bergonzoni faccia anche ridere deve essere considerato un pregio. Non lo si può vedere come un difetto. Saper intrattenere il pubblico non è certo qualcosa di cui vergognarsi.
Niente graduatorie quindi?
No. Perché non è semplice stabilire cosa sia cultura e cosa no. Prendiamo i Legnanesi. Senza avere la forza di tanti testi filosoficamente impegnati, consentono ai più giovani di scoprire cos’era la rivista musicale di cinquant’anni fa. Anche questa è cultura. Più popolare, più tradizionale. Ma pur sempre cultura. Ripeto: meglio basarsi su un criterio di qualità e sulle emozioni regalate al pubblico.
Pubblicato da Politeama Genovese su Venerdì 7 settembre 2018
E per ciò che riguarda le matinée per le scuole?
Purtroppo ne facciamo poche. La richiesta è grande e spesso ci stupiamo di quanto gli insegnanti desiderino portare i loro alunni a vedere spettacoli anche non immediatamente didattici. Ma il Politeama Genovese riceve pochissimi aiuti pubblici. E molti spettacoli hanno costi altissimi. Potremmo far pagare di più, ma ci scontreremmo con i prezzi molto bassi di tanti spettacoli offerti alle scuole da teatri che usufruiscono di queste sovvenzioni. Sia chiaro: personalmente sono assolutamente favorevole a che i teatri pubblici ricevano tali aiuti e vorrei anzi che questi aumentassero. Perché si metterebbero in scena spettacoli sempre più di qualità andando sempre di più incontro al pubblico. Ma bisognerebbe trovare un sistema per bilanciare l’effetto che tutto questo ha sui teatri che ricevono sovvenzioni esigue. È complicato stare sul mercato se c’è chi ha una potenza economica molto maggiore della tua.
Abbiamo parlato tanto del Politeama. Ma qual è il commento del pubblico che Danilo Staiti vorrebbe sempre sentire a fine spettacolo?
Io avverto inevitabilmente la responsabilità di ciò che propone il palco del Politeama. E sono quindi contento se a fine serata il pubblico dichiara di essersi divertito ed emozionato. Ma se ti devo rispondere in maniera più personale e meno da direttore, dico che mi piace moltissimo il pubblico che critica argomentando le proprie opinioni. Questo mi fa stare bene perché significa che ci sono davvero tante persone in grado di comprendere se quel che è successo sul palco era di qualità o meno.
E capita spesso?
Sì, fortunatamente molto spesso. Aggiungo che gli artisti che ospitiamo sottolineano di continuo quanto il pubblico di Genova sia preparato. La maggior parte di loro lascia il Politeama Genovese molto soddisfatta, perché la platea ha saputo ridere al momento giusto, applaudire al momento giusto, rimanere in silenzio al momento giusto. Questa è una delle cose più importanti del teatro in assoluto. Vuol dire che il teatro è in grado di sviluppare nel pubblico un senso critico che altre cose fanno fatica a sviluppare. Ed è anche un altro modo di fare cultura. È fondamentale dare alla persona la coscienza del bello e del brutto. Di che cosa conti e che cosa no.
Il tuo sogno come direttore?
Arrivare un giorno a poter fare scelte non necessariamente legate all’aspetto economico. L’ideale sarebbe riuscire a fare teatro bello, di qualità e per tanti. Invece nel momento in cui lavoro a una stagione ci sono scelte che, se fatte, mi permettono poi di farne altre. Se il Politeama riesce a ospitare spettacoli che registrano incassi e guadagni importanti, come direttore potrò allora rischiare quei 3-4 titoli che già in partenza so non faranno lo stesso tipo di pubblico. Del resto il nostro teatro può contare quasi unicamente sulle proprie risorse. Il mio compito è quello di far quadrare il cerchio mantenendo il giusto equilibrio. Evitare cioè di sbilanciarmi troppo verso produzioni facili e commerciali come anche su produzioni maggiormente di nicchia.
E.. una speranza per il futuro?
Tra i tanti pregi teatrali di Genova c’è quello che ogni teatro cittadino ha sempre avuto una sua identità precisa. Spero che la situazione rimanga tale anche in futuro nonostante qualche piccola avvisaglia di cambiamento. In tal modo, saranno sempre molto poche le occasioni di incrocio e di scontro, ad esempio per la volontà di più teatri di ospitare uno stesso spettacolo.
Grazie davvero a Danilo Staiti per questa bellissima chiacchierata da cui è emersa tutta la sua passione per il mondo del teatro. Anche noi di TeatroDigitale.com auguriamo a Genova di conservare nel tempo i suoi tanti teatri. Piccoli e grandi, ma capaci di proporre un’offerta estremamente variegata. E voi? Siete mai stati a Genova? Davvero il suo pubblico è così preparato oppure esistono altri pubblici italiani più competenti? Scatenatevi con i commenti e alla prossima!
A cura di Giulia Grondona
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Tag: Commedia, interviste, musical italiani, Politeama Genovese, teatro on-demand Filled Under: Intorno al teatro Posted on: 9 November 2018