Quanto influisce il denaro sull’amore? L’impatto che la crisi economica – che stiamo attraversando ormai da anni – può avere, e spesso ha, nelle relazioni interpersonali è un tema delicato e non facile da trattare in uno spettacolo teatrale. Ci è riuscita Maria Letizia Compatangelo, autrice e drammaturga italiana, in una commedia che ha riscosso un enorme successo a teatro, non solo per la grande attualità dei temi trattati, ma anche per la semplicità e l’affabilità con cui è stata scritta.
La storia è quella di Pino e Mariuccia che a causa di alcuni investimenti sbagliati e la disonestà altrui si ritrovano a dover fare i conti con seri problemi economici e un repentino cambiamento di status sociale. La vergogna provata per questa situazione è talmente forte che finiranno per nascondersi tra le mura del loro appartamento.
Lasciamo ora che a parlarci dello spettacolo sia la sua autrice, Maria Letizia Compatangelo.
Com’è nato lo spettacolo “Prigionieri al settimo piano” e cosa l’ha spinta a trattare tematiche così delicate come l’impatto della crisi economica sui rapporti interpersonali?
Tutto nasce sempre da uno stimolo emotivo, dato dall’osservazione della realtà: qualcosa che mi incuriosisce, che mi fa riflettere o che mi indigna. l testo parla dell’impoverimento improvviso e imprevedibile della classe media, del disagio di chi si dedica ad una professione intelletuale e del dolore del trovarsi a cinquant’anni senza paracadute, nudi, indifesi, di fronte ad una società che non ti rispetta. Mi ero già occupata di questo tema con il personaggio del pensionato Giulini, nella commedia Trasformazioni (Premio IDI 1988), un tema che in Prigionieri diventa centrale, perché io sono convinta che stiamo da molti anni attraversando una guerra della finanza, che in tutto il mondo sta lasciando sul terreno morti e feriti.
Ma il teatro è fatto di personaggi e di azione, ed ecco i personaggi di Pino e Mariuccia – lui professore universitario ancora inquadrato come ricercatore, lei traduttrice – e le molteplici prove che devono affrontare. Una nuova categoria dei “nuovi poveri” siamo certamente noi artisti, insieme agli insegnanti e ai ricercatori, gente che un tempo sarebbe appartenuta al ceto “privilegiato” degli intellettuali. Beh, sin qui poco male, potrebbe dire qualcuno… benvenuti nel club! Mal comune mezzo gaudio, etc. Ma il punto è che l’impoverimento materiale è spesso accompagnato da impoverimento e desolazione morali, e non ci vuol molto a capire che questo non riguarda solo un’esigua fettina di italiani, ma le future generazioni, che da essi dovrebbero trarre esempio, forza, ispirazione… insomma tutto il Paese.
Le persone a cui in Italia è affidato il compito di trasmettere il sapere oggi le vedi affannate, prive di orgoglio del proprio ruolo, avvilite e ripiegate su se stesse o alla rincorsa del successo, del favore del potente e del politico di turno. Mentre i rampolli della classe dirigente si vanno a formare all’estero o in scuole ed università private. A tutto cià Pino e Mariuccia si oppongono con tutte le loro forze.
Ci parli dei protagonisti Pino e Mariuccia, interpretati da Rosario Galli e Gianna Paola Scaffidi, una coppia come tante, costretti a lottare contro una realtà che ormai tocca tutti da vicino.
Vorrei dire prima di tutto quanto Rosario Galli, Gianna Paola Scaffidi ed Elia Paniccia siano straordinari nell’interpretare Pino, Mariuccia e il giovane Angelo, e quanto la regista Donatella Brocco abbia costruito una regia attenta, elegante, piena di ritmo e capace di scavare a fondo nei personaggi e nelle dinamiche familiari ed esterne.
Pino e Mariuccia si sono conosciuti da studenti, davanti a un ciclostile… da allora non si sono più lasciati. Hanno un figlio di trent’anni che adorano, ma essere genitori non ha cambiato il loro rapporto: continuano ad essere amici, complici, amanti. Hanno fatto delle scelte: non hanno cercato la ricchezza ma solo il lavoro e le idee, crescere il proprio figlio e la tranquillità economica per una vecchiaia serena e autosufficiente. E invece una catena di avvenimenti, a cominciare dalla banca che con investimenti truffaldini manda in fumo tutti i loro risparmi, li mette con le spalle al muro, per cui cominciano a domandarsi se davvero abbiano scelto bene, al contrario di tanti amici che hanno gettato ideali alle ortiche e fatto lucrose carriere.
La commedia parla anche della difficoltà del rimanere fedeli ai propri principi e della sofferenza nell’allontanarsene, perché non c’è altra strada. Descritta così sembra una tragedia, ma si sorride e si ride molto, invece, sia per i colpi di scena, sia perché c’è molto amore, il “cemento armato” che, insieme all’ironia e a un pizzico di umorismo, permette a questa coppia di non sgretolarsi e precipitare.
I temi su cui è incentrata la commedia sono due: l’amore e la sicurezza economica. Secondo lei la nostra è ancora una società in grado di amare? E quanto l’impossibilità di emanciparsi a livello economico influisce sull’instaurarsi di legami duraturi?
Mi viene in mente la battuta di Gilberto Govi, grande comico genovese: «E’ vero che la salute è tutto… ma la salute senza soldi è già una mezza malattia!».
A parte gli scherzi, non sono una sociologa, posso solo dire che credo che gli esseri umani siano in grado di amare, e forse anche la società, ma c’è molta superficialità, fretta, velocità, mentre l’amore richiede tutt’altro. L’amore procede in profondità. La mancanza di sicurezza economica crea instabilità, paura, quando non rancore o risentimenti, ed è ovvio che tutto ciò fa male ad un rapporto. Se subentra il rancore è difficile che l’amore possa sopravvivere a lungo, perché vengono a mancare la fiducia e il rispetto reciproco.
Com’è stato vedere la commedia fare il suo debutto a Teatro?
Il testo è attuale in modo sorprendente, ma in realtà la sua ideazione è di qualche anno fa, almeno il 2011: uno spunto preso dalla vita reale – il nucleo del colpo di scena che ribalterà le sorti dei due coniugi, introducendo altri motivi etici di riflessione – poi tenuto a lungo a maturare, in attesa delle soluzioni che mi convincessero. E poi, come sempre accade in teatro, il pungolo di Rosario Galli e di Donatella Brocco affinché terminassi di scriverlo ha fatto il resto. Credo sia un testo che ha catturato lo spirito dei tempi che viviamo. Alla fine della commedia nessuno dei tre personaggi sarà più lo stesso, ognuno guarderà il mondo con occhi diversi. Il nemico diventerà quasi amico…
Il successo che ha avuto è stato straordinario, prevede altre repliche per il pubblico di Roma e nei Teatri italiani?
Sì, abbiamo avuto un riscontro veramente positivo, il pubblico usciva contento ma anche continuando a discutere e a commentare, che poi è una delle cose a cui serve il teatro: emozionare e far riflettere, spostare il punto di vista. Quanto alla ripresa, speriamo di portare lo spettacolo in altri teatri italiani, anche con l’aiuto del produttore Domenico Pantano. Per quanto riguarda Roma vedremo, avendo appena terminato tre settimane di repliche al Teatro de’ Servi!
Quali sono i suoi prossimi progetti di scrittura?
Molti, per fortuna. Dev’essere un periodo creativo… No, in realtà ho accantonato a lungo più di un’idea per mancanza di tempo – di spazio dell’anima, intendo – ma adesso incombono due scadenze di monologhi commissionati, e poi ci sono due commedie e un dramma che spero di riuscire a terminare entro l’anno. Nel frattempo però sta girando in Italia il mio spettacolo su Eleonora Duse La musica dell’anima. Ritratto di Eleonora Duse tra le note della sua epoca, interpretato dalla bravissima – veramente ispirata – Pamela Villoresi, accompagnata magistralmente al piano da Marco Scolastra.
Maria Letizia Compatangelo è uno dei grandi autori del teatro contemporaneo, un teatro forte e in perenne divenire. Insieme ad altri autori italiani ha da poco iniziato un altro grande e ambizioso progetto che prende il nome di Autori Expo, la più grande vetrina online di Autori Teatrali contemporanei.
Lo scopo del progetto è quello di offrire maggiore visibilità agli autori utilizzando Internet e le tecnologie digitali.
Un nuovo e potente ecosistema che vede come protagonista lo scrittore e le sue opere. Credo che sia importante non identificare il teatro esclusivamente con le opere di Shakespeare o Pirandello, ma anche scoprire le talentuose penne, o tastiere, degli autori odierni.
Spero che l’articolo ti sia piaciuto, e se hai avuto la possibilità di vedere la commedia a teatro, raccontami nei commenti che ne pensi. 🙂
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Tag: autori teatrali, drammaturgia, interviste Filled Under: Dietro le quinte Posted on: 27 April 2018