Tempi Nuovi. Un confronto tra genitori e figli… da perfezionare

I tempi nuovi, quando arrivano, costringono ogni genitore a rivedere in fretta e con fatica il proprio modo di pensare, di agire, di relazionarsi con i figli. A meno che non preferisca essere considerato “vecchio”. Ci racconta tutto questo la divertente commedia di Cristina Comencini andata in scena al Politeama Genovese il 14 e 15 marzo. Ma c’è qualcosa che non va. Ecco per voi la recensione.

 

Un “gap” generazionale da colmare che si manifesta spesso troppo in fretta

Tempi nuovi. Ovvero attuali, moderni, evoluti. Ma anche giovani e freschi. Sono i tempi e i momenti che ogni genitore si ritrova prima o poi a dover affrontare se vuole mantenere costantemente vivo e complice il proprio rapporto con i figli. Il tutto, di norma, con qualche difficoltà e non senza disagio. Perché ogni “tempo nuovo” porta con sé un cambiamento epocale nel modo di pensare, di agire, di relazionarsi con gli altri. Un mutamento che coglie padri e madri di sorpresa, trasformando le loro sicurezze in imbarazzo di fronte al salto da compiere per colmare quel “gap” generazionale che si manifesta, il più delle volte, troppo in fretta. Senza lasciare loro il giusto tempo per rendersene conto.

Pur di non essere considerati “vecchi” (perché di un’epoca altra, vetusta e fuori moda) per affrontare i “tempi nuovi” i genitori devono dunque aggiornarsi. Conformarsi senza “se” e senza “ma” ad atteggiamenti e comportamenti considerati dai figli insindacabili, perché, semplicemente, “al passo con i tempi”.

Per non parlare poi di quando i “tempi nuovi” introducono nella vita di ogni giorno l’utilizzo dei più moderni dispositivi, strumenti che in un batter d’occhio sostituiscono quelli in uso fino a ieri e per i quali da oggi non vi è più alcuna possibilità di appello. Proibito rivelarsi zoppicanti. E i giovani, si sa, non hanno tempo né pazienza. Ai loro “vecchi”, dunque, non resta che abbozzare improbabili tentativi da autodidatti o ricorrere ad appositi corsi di formazione, pur di non discostarsi troppo dalla scia dei figli.

 

La diversità di vedute sorprende e conduce a reazioni inaspettate Tempi nuovi, con Ennio Fantastichini e Iaia Forte

Tempi Nuovi diventa così il titolo della commedia inedita scritta e diretta da Cristina Comencini che ci racconta tutto questo con umorismo e originalità. Sul palco Ennio Fantastichini e Iaia Forte nei panni di Giuseppe e Sabina, marito e moglie (storico lui, giornalista lei) alle prese con il nuovo millennio in cui vivono con assoluta dimestichezza la figlia maggiore Clementina (Marina Occhionero) ormai indipendente e Antonio (Nicola Ravaioli), ancora in casa e prossimo alla maturità.

Adeguarsi all’oggi non sarà per loro così semplice e lo sviluppo della trama non mancherà di regalare sorprese. Soprattutto in riferimento alla condotta e alle scelte dei figli in campo sentimentale.

L’inizio è esilarante.  Un “click” quanto mai inopportuno ha gettato nella disperazione il povero Giuseppe lasciandolo ad affrontare inerme una tremenda sensazione di vuoto improvviso. Quella che lui definisce (con il suo linguaggio “vecchio”) la “pattumiera” del computer ha inghiottito l’intera “scrivania” in un solo istante! Niente di più facile quando si ha a che fare con “files” virtuali e leggeri che si spostano velocemente da una posizione all’altra. Non come gli immobili e pesanti libri che circondano la vera scrivania di Giuseppe. Accatastati in pile disordinate invadono lo studio in ordine sparso, perché ormai non vi è più posto nell’enorme libreria alta fino al soffitto. Eppure lì, in mezzo a quei tanti tomi, Giuseppe si sente perfettamente a proprio agio. Sarà Sabina a soccorrerlo e a ripristinare la situazione grazie all’aiuto del figlio, lei che con l’avvento della tecnologia ha dovuto imparare a scrivere un articolo in poche righe pur di non essere estromessa dal giornale per cui lavora.

Giuseppe dunque si direbbe il padre di famiglia tutto d’un pezzo, all’antica. Sabina, invece, la professionista più giovane e moderna. D’altra parte, a detta di lei, il cervello dell’uomo è da sempre monofunzionale. Le donne, al contrario, sono multifunzionali. Ma le cose in realtà non stanno proprio così. Le reazioni non sempre saranno quelle che pensavamo scontate. Almeno non quando le novità dei “tempi nuovi” arriveranno a coinvolgere i nostri in prima persona. Ce lo dimostrerà il ritorno a casa di Clementina che ha lasciato il fidanzato di sempre, Davide. Le sue rivelazioni faranno vacillare proprio la madre, benché apparentemente così abituata, secondo quel che dice, a passare ogni giorno senza problemi “da una notizia all’altra”. Giuseppe, al contrario, ne prenderà atto in assoluta tranquillità. Perché, per dirla con le sue parole, in fondo si tratta solo di “un cambiamento”.

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Due atti distinti che tradiscono qualche difetto di troppo

Umorismo e originalità dunque. Il pubblico apprezza e si diverte, eppure tecnicamente qualcosa dà l’impressione di non funzionare a dovere. Infarcito di tanto in tanto di qualche punta di volgarità gratuita che stona proprio perché assolutamente non giustificata (sappiamo quanto spesso il linguaggio scurrile sia assunto erroneamente a sinonimo di modernità) il testo, ad esempio, non sembra avere le caratteristiche più adatte per una pièce teatrale.

Di sicuro non sa donare alla commedia il ritmo e la brillantezza che questa meriterebbe. Approfittando proprio della stretta attualità del tema trattato. La recitazione non risulta realmente coinvolgente, i dialoghi mancano di vivacità, i personaggi si spostano da un lato all’altro del palco con andatura sterile e senza lasciar trasparire alcuna vera emozione. Neppure nei momenti in cui i punti di vista di genitori e figli sembrerebbero opposti e inconciliabili. Complice di questa mancanza di fluidità il susseguirsi delle scene del primo atto. Slegate e quasi indipendenti le une dalle altre, non aiutano la trama a scorrere con scioltezza.

E le cose migliorano solo in parte nel secondo atto che offre una situazione diametralmente opposta alla precedente.

Tempi Nuovi al Politeama Genovese

L’enorme libreria dello studio ci accoglie ora inaspettatamente spoglia di ogni volume e soprattutto scopriamo, alquanto sorpresi, che le dinamiche tra i protagonisti sono profondamente mutate. Da adesso in poi, infatti, solo Antonio riuscirà a fatica a sottrarre a Giuseppe lo smartphone di cui il padre non sa più fare a meno. Il tentativo è quello disperato di recuperare, così facendo, il “vecchio” capofamiglia di un tempo. Zoppicante in fatto di tecnologia, ma pur sempre in grado di regalare a tutta la famiglia preziose pillole di saggezza.

I personaggi ora acquistano vigore ed energia, lo scambio di battute appare più fluido, l’interazione tra di essi più coinvolgente, ma il testo, ancora una volta, non spiega la vera ragione che ha portato Giuseppe a un cambiamento così radicale, accennando solo fugacemente ad una fantomatica operazione da lui subita. Ed è sempre un peccato lasciare gli spettatori con un punto interrogativo insoluto.

In sostanza, seppur gradevole nel messaggio che ne fuoriesce, lo spettacolo sembra mancare di equilibrio. Troppo distanti tra loro i due atti che risultano a sé stanti più che consequenziali. E se è perfettamente lecito esasperare difetti e contraddizioni di un’epoca in cui ogni relazione autentica ha abdicato in favore della virtualità, il “nuovo” Giuseppe che scaturisce dal lavoro della Comencini risulta di fatto assai poco credibile. Non appare verosimile che in poco tempo egli abbia potuto compiere un salto così grande. Tale, ad esempio, da sostituire quella vecchia “pattumiera” iniziale con un nuovo linguaggio tanto specialistico da mettere a dura prova il miglior programmatore informatico così come il più esperto tra i social media manager.

La tournée di Tempi Nuovi prosegue e toccherà Pescara, Verona, Padova e Trieste. Vi invito perciò come sempre a commentare questa mia recensione arricchendola con i vostri punti di vista per un reciproco scambio di opinioni. Alla prossima!

Recensione a cura di Giulia Grondona

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Tag: , , , Filled Under: Colpi di scena Posted on: 30 March 2018

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